Con una modesta partecipazione del pubblico si è tenuto lo scorso mercoledì 26 aprile, il primo appuntamento della Rassegna Cinematografica sulla Violenza di genere, pari opportunità e diritti delle donne, promosso dal Centro antiviolenza «Andromeda» dell’Ambito Territoriale Sociale di Putignano e dall’assessore alle Politiche Sociali del comune di Noci, Lorita Tinelli.
Il film proiettato durante questo primo appuntamento, «Un giorno perfetto» diretto da Ferzan Ozpetek, racconta ‘sommariamente’ le profonde difficoltà e le ferite che segnano il percorso delle donne vittime di violenza e dei loro figli. Un racconto limitato per ovvi motivi di tempi cinematografici, che però lascia una finestra aperta per la riflessione su un fenomeno che ha delle profonde radici culturali, sul quale ‘ancora’ non ci si sofferma abbastanza a lungo e soprattutto un argomento che desta ‘ancora’ oggi poco interesse al grande pubblico, nonostante i dati statistici e i casi di cronaca quasi giornalieri diano conto di una realtà purtroppo diffusa e trasversale che non appartiene ad un particolare status sociale, economico o culturale ma che ci tocca tutti, spesso anche molto da vicino. Il film ha suscitato l’orrore dei presenti davanti allo scenario della tragedia ed una ricorrente domanda: perché l’uomo violento uccide generalmente la moglie e i figli prima di suicidarsi? Perché non si uccide e basta? I fattori sono molteplici ma quello principale riguarda il possesso e il dominio che caratterizza il legame con la donna: «Io senza di te non posso vivere…», «O mia o di nessun altro…», «Tu sei una parte di me…». La donna non è riconosciuta come «altro» da sé, come persona con una propria libertà. Inoltre, l’uomo che agisce con dinamiche violente, generalmente, non sa gestire le emozioni, quindi a maggior ragione la frustrazione derivante dell’abbandono di lei diventa insostenibile, ma, nel pensiero culturalmente condiviso, anche dai media, scatta la giustificazione all’atto: «lei non avrebbe dovuto lasciarlo…», «e vabbè ma lei lo ha tradito…». Insieme proviamo a dire basta alla giustificazione e alla deresponsabilizzazione di reati così gravi. Solo così possiamo creare attorno alla donna quella rete accogliente e non giudicante che possa evitarle di accettare quell’ultimo appuntamento (il colpo di coda del «è cambiato…forse può cambiare»), quell’ultimo gesto di speranza che potrebbe rivelarsi mortale per lei e per i suoi figli.
Prossimo appuntamento, giovedì 25 maggio, ore 19,30 con il film «Suffragette» diretto dalla regista inglese Sarah Gavron nella sede del centro antiviolenza «Andromeda» in vico Silvio Pellico a Noci, dove, si spera la temperatura e l’acustica possano rendere più piacevole la visione del film. Al dibattito sarà presente l’avvocato Filomena Zaccaria del Centro antiviolenza «Andromeda» e saranno coinvolte le associazioni del territorio.
FONTE: Ufficio Stampa Centro Antiviolenza «Andromeda»
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